Lascia che io sia

10,00

COD: ISBN: 978-88-6195-447-2 Categorie: ,

Dettagli del Libro

Formato

15×21

Pagine

pp. 158

Publisher

Impressioni Grafiche

Edizione

I ed – settembre 2023

L'Autore

Salmoiraghi, Marinella

è nata in quel dì di maggio del 1951. Varesotta d’origine, milanese di residenza, ortigatt di adozione. Diplomata, è stata maestra elementare con entusiasmo, ma le vicende della vita l’hanno portata a esercitare un lavoro non suo. L’Ortica è un fazzoletto di terra racchiuso tra linee ferroviarie, delimitato geograficamente, ma espanso culturalmente e socialmente. Il rione di Milano, con origini antiche, ha dato modo di compensare la limitazione creativa di un lavoro aziendale con la possibilità di esprimere i bisogni di un animo in pena. Grazie all’Ortica, Marinella ha potuto spaziare nell’ambito sociale, culturale, organizzativo, creativo. Autrice di Cent’anni all’Ortica, ha curato i testi Cascina Rosa di Luciano Allievi e La Polveriera Storia di acque e polveri nel territorio dell’Ortica di Piera Fossati; ha organizzato sfilate in costume d’epoca e carri allegorici; ha partecipato alla realizzazione di feste e di manifestazioni aggreganti; ha scritto articoli per Milano 12, l’allora giornale di zona; ha preso parte alla vita socio-politica del rione.
Dopo un’intensa partecipazione, da qualche anno si è ritirata nel silenzio, guardando dal balcone la vita che scorre, pensando a come e quando rituffarsi nel fiume. È stata definita “Marinella, la sognatrice” che potrebbe suonare come una persona avulsa dalla realtà, ma che, invece, ha portato la sua realtà all’altezza dei suoi sogni.

Vivo pensando che la Vita sappia cosa fare di me, di ciascuno; ho dato fiducia al mio senso di appartenenza al disegno dell’Universo: ogni tanto, però, umanamente, vengo meno. Forse il bello sta proprio in questa incertezza, casualità, sorpresa. Chissà. Tutto ha un prezzo, una contropartita che va pagata. Ciò che ho conquistato, all’oggi, io l’ho pagato, quindi: è mio.

Allora scriverò come viene perché mi piace scrivere, seguirò una mera traccia e mi farò trasportare dalla voglia di potermi dire libera di esprimere come sento ciò che sento, di voler fare un minestrone di pensieri, una vellutata di Vita. La bellezza della mia età, per me, consiste nella possibilità di esprimermi senza inutili fronzoli di convenzione, nell’assenza di aspettative, non temere il pregiudizio della gente – “Lassa pur ch’el mund el disa”, dicono a Milano – per aver compreso il senso zen e oraziano del qui e ora: la bellezza è mettermi in testa “un cappello color porpora e andare a divertirmi col mondo”.