è nato a Lerma (Al) nel 1952. Si è laureato in Filosofia a Genova. Scrittore, poeta e saggista, si occupa da anni di ruralità, di recupero della Memoria e della mediazione possibile tra tradizione locale e cultura universale, svolgendo attività di ricerca sui temi della comunità e dell'identità.
“Il Peccato s’iniziò nell’Eternità e non poserà per l’Eternità, / fin che sue Eternità non s’incontrino. Ah! perduto! perduto! / perduto per sempre!”
Fecero peccato Paolo e Francesca? O il loro amore meritava il paradiso? Oppure, come sostiene Blake, il matrimonio del Cielo con l’Inferno? “Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende, / prese costui de la bella persona / che mi fi tolta… ” e “Amor, c’ha nulla amato amar perdona, / mi prese del costui piacer sì forte, / che, come vedi, ancor non m’abbandona.” dice Francesca a Dante e lui, che pure ha votato se stesso soltanto alla parte celestiale dell’amor, di fronte a questo loro “prendersi”, a questa passione che ancora li avvince, si commuove a tal punto che sviene per l’emozione. “Coloro che domano il Desiderio lo fanno perché il loro Desiderio è abbastanza debole da lasciarsi domare; e il domatore o Ragione ne usurpa il posto e lui riluttante governa. Ed essendo frenato esso diviene grado a grado passivo fin che non è più che l’ombra del Desiderio”. Forse Dante, svenendo, pensava già a questa parole di Blake…