Avvertenze per il lettore normale
In questo libro si parla di Scuola.
Chi ne parla è, nell’ordine, umorista, uomo qualsiasi, insegnante.
Quindi non fidatevi, non è proprio tutto così. Non è una fotografia della Scuola di oggi o un manuale per capirla o per comprendere le ragioni per cui vostro figlio a 20 anni scrive “ha” senza “h” quando è verbo o non ha la più pallida idea di chi sia stato Mattei o non sa risolvere un’equazione di secondo grado.
Queste sono situazioni fatali, in cui la Scuola non ha colpe particolari.
Tuttavia, un’idea del girone infernale in cui spedite i figli con l’anima leggera, illusi di compiere un preciso dovere genitoriale, ve la potete fare.
Se non siete genitori potete intuire perché Fruttero & Lucentini raccolsero i loro articoli e pubblicarono “La prevalenza del cretino”, consapevoli che, per essere circondati da così tanti idioti, fosse necessaria da qualche parte una fonte che li formasse, li allenasse e li scaraventasse nel mondo per renderlo più complicato e meno vivibile possibile.
Ad ogni buon conto, da insegnante, mi rendo conto che la complicità della mia categoria e dei genitori è imprescindibile: per plasmare un cretino occorre lavorarlo bene… cesellarlo… perfezionarlo… rifinirlo… sbozzarlo…
Avvertenze per il lettore studente
So benissimo che voi non siete proprio così.
Noi vediamo la crosta, pochi centimetri di superficie: non riusciamo nemmeno lontanamente ad intuire il magma che ribolle all’interno e di quanto ribollivamo noi, ce ne siamo scordati.
Perché dunque dovreste leggere un libro nel quale vi tartassano, vi prendono per i fondelli e vi fanno passare per quello che non siete?
Un paio di ragioni ve le suggerisco. Non dimenticate che noi siamo il “nemico”. Diffidate dei docenti che vi parlano di “alleanze” e ” reciproca collaborazione” o, addirittura, “collaborazione fra docenti e allievi” e “cooperazione”.
Voi siete da una parte della barricata, noi dall’altra; non confondiamo i ruoli. Non facciamo come i genitori che fumano le canne da “amici” con i propri figli.
Restiamo nei personaggi che siamo. Dunque, leggere “il nemico” potrebbe essere utile per scoprirne debolezze, fissazioni, manie e colpirlo proprio lì, dove il dente duole.
Per cui fregatevene di come apparite e di come gli insegnanti vi vedono. Puntate sul capire l’avversario: vi sarà utile.
E infine: perché non leggere una cosa falsa, pensando che potrebbe contenere barlumi di verità?
Studente pacioccone
Ci sono ancora. Incredibile ma ci sono ancora. Rarissimi, quasi introvabili.
Ricordate Salomone il Pirata Pacioccone con il suo “porta pasiensa” e il nostromo (credo…) che in napoletano: “Lo possiamo torturare?”
Era la pubblicità degli sciroppi e delle bibite della Fabbri e pensate che a scrivere la canzoncina della sigla fu Francesco Guccini e a disegnare i personaggi delle storielle un disegnatore grandissimo come Bonvi.
Ebbene girando per corridoi e aule, potete imbattervi anche nel XXI secolo, in studenti paciocconi, come il Pirata Salomone. Sono in via di estinzione, ma ancora se ne trovano esemplari dolcissimi, specie in provincia, dove la pacioccosità è ancora un valore.
Si distinguono dall’omologazione, perché hanno facce inadeguate all’età, alla corporatura, all’abbigliamento e perché sono spesso un po’ grassottelli. Non hanno tatuaggi o piercing o pantaloni sotto il livello del culo. Non fumano. Non si drogano. Sono vergini e quasi immacolati. Non hanno creste o capelli colorati. Non dicono parolacce, al massimo “cazzo”…
Hanno scoperto l’Mp3 da poco, ma , non essendo appassionati di musica, infilano le cuffiette solo per far come fan tutti. In realtà lo tengono spento perché sono parsimoniosi.
Arrivano a scuola, entrano in classe, salutano il prof, si siedono, tirano portapenne, quaderno e il libro gusto, proprio quello che bisognava avere, e aspettano paciosamente che la lezione cominci. Loro scrivono sempre tutto sul diario, in una calligrafia semplice, il più delle volte stampatello maiuscolo.
Il prof li guarda e si consola. Avere uno studente pacioccone nella classe della prima ora è il miglior modo per cominciare una giornata scolastica.
Perché il pacioccone, con la sua aria di beata estraneità al contemporaneo, con il suo musetto da Cicciobello che ricorda quello delle pubblicità anni ’60, con la sua espressione appagata, lontana anni luce dalla truce rabbia nevrotica di tanti suoi compagni, trasporta l’anima del prof in un mondo diverso, seppur solo per pochi istanti.
Poi arrivano gli altri e lo riportano alla realtà.
Quel che è buffo è il fatto che essere studenti paciocconi conviene! Non si boccia mai uno studente pacioccone! Come si fa? Allo scrutinio finale, il piccolo, roseo, indifeso marmocchio si presenta in genere con una situazione di bilico: tutti i voti stanno tra il 5 e il 6.
Si comincia ad alzare… vuoi che la prof di inglese non lo passi dal cinque e mezzo al sei?
-È così caro… va sempre a prendermi i gessetti… ed è tanto educato… –
-È un ragazzo solare, – prosegue la prof di italiano (media 5,2). – Sicuramente ha delle lacune, specialmente di grammatica, ma il prossimo anno, crescendo, riuscirà a recuperare. Ha molta buona volontà… –
“Crescendo”, è proprio lì il punto… il pacioccone non cresce mai! Nemmeno in altezza! A sedici anni è alto 1,35 e pesa 42 chili.
In quinta, mentre gli altri si fanno la barba tutti i giorni e sembrano trentenni, lui ha ancora la stessa espressione del bimbetto che comincia la prima elementare e neppure un misero pelucco sotto il naso. Niente brufoli, niente forfora, niente che lo avvicini all’adolescente tipo…
Gli altri girano con il cappellino e la cicca infilata sull’orecchio. Lui con la felpa di Baz e il chupa-chupa in bocca.
Tutti gli anni, il giorno di San Valentino, quando si scatena la famosa “caccia al primino”, lo studente pacioccone vive un incubo: i maturandi lo scambiano sempre per un primino, anzi, talvolta lo catturano credendolo un clandestino e lo portano nella vicina scuola elementare, consegnandolo alla prima maestra che vedono:
-È scappato – le dicono – fate attenzione che questi bimbi d’oggi sono terribili inventano certe balle…
A parte questi inconvenienti, lo studente pacioccone vive bene.
È troppo buono per essere vittima dei bulli. È troppo piccolo per avere amici “sbagliati”. Ha quell’aria troppo fanciullesca per attirare le femmine ed evita così tanti guai.
In fondo piace e viene rispettato. Non è una cima, ma non sta mai bocciato… chi vuol essere pacioccone, sia!
VERDETTO FINALE: SBOCCIATO!
E sbocceranno… anche i paciocconi! Chi può mai bocciare un pacioccone? Chi ne avrebbe il coraggio? Quale spietato Consiglio Docenti potrebbe mai bocciare uno studente così nutelloso? Così fruttato e zuccherino? Viva i paciocconi, sono i “buoni” del futuro!
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