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Codice a Bar

Passo un attimo mentre sono in strada a bere un bicchiere e poi di corsa in macchina. L’uomo, 45 anni o giù di lì, è un tipico ragazzone irrobustito dalla vita sedentaria del rappresentante di commercio, sanitari in particolare; passo molto del suo tempo in macchina o in ufficio a preparare preventivi o al ristorante tra un appuntamento e l’altro. È difficilissimo di questi tempi trovare clienti, qualche rinnovo in palazzine anni ’70, una giovane coppia che ristruttura l’alloggio appena comperato, grande disponibilità da parte sua, tante scale salite, tante mezz’ore aspettate inutilmente, pochi affari conclusi e poche speranze di riuscire a pagare la rata del mutuo questo mese. Si sente naturalmente responsabile verso la famiglia, sua moglie ha fiducia in lui, lo ama, ma gli ha chiesto da subito di rinunciare al lavoro che era la sua passione da ragazzo: costruire violini.

Quello che sta facendo ora sa che è utile, ma non abbastanza, non abbastanza soprattutto per il suo spirito e le sue mani che in passato hanno toccato legni preziosi che hanno cantato spandendo suoni e frequenze che fanno vibrare il cuore. Ha immaginato per lungo tempo di costruire completamente da solo un violino nella quiete di una bottega odorosa di essenze e di pace e di sentire suonare il suo violino in un concerto e di riconoscerlo tra tanti , di sapere che fosse il suo; avere sentito salire le note sopra le altre per arrivare fino a lui, in prima fila. Quante volte ha fatto quel sogno! ogni volta cambiandosi d’abito, dal tight al completo elegante all’abito sportivo, voleva esserci a tutti i costi. Dopo aver rinunciato alla sua passione naturalmente è andato a qualche concerto e tra strumenti a pizzico e ad arco ha ripetuto il gioco di immaginare il suo violino venire verso di lui e parlargli.

In casa ha conservato quel po’ di attrezzi che la scuola di liuteria gli aveva chiesto di provvedere, ma non li tocca, ha paura di risvegliare potenze nascoste, accantonate. Sorridendo, mentre sfoglia i cataloghi sanitari, a volte si sofferma sulle forme dei bidet che richiamano nella loro morbidezza sinuosa un violino; una Ditta ha chiamato Violino una linea: la legge del trapasso e contrabbasso… pensa divertito.

Ma ora è qui, in questo bar amico, dove sa di poter fare una richiesta, non ci sono clienti a mezzogiorno, e allora chiede una musica che dolcemente lo riconcili con la sua esistenza attuale, una musica che gli entri dentro, dove il violino emerge sul pianoforte, pizzica prepotentemente sulle corde e si eleva fino a lui: chiede la sonata n.4, opera 23 di Beethoven; la gusta a occhi chiusi così come gusta questo bianco abruzzese, momento speciale di metà giornata, suo e della barista che riconoscente della bellezza a lei sconosciuta gli fa omaggio del vino.

Ora deve andare, gli affari lo aspettano, salirà in macchina e metterà un pezzo degli Smashing Pumpinks: Bullet with butterfly wings.

 

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