Tutti gli articoli

Come eliminare un collega di lavoro… e perché

Cogliendo ispirazione da due simpatici libri di Antonio Amurri, il primo “Come eliminare la moglie e perché” e il successivo “Come eliminare il marito senza tanti perché”, ho deciso di proseguire il filone per scrivere qualcosa di utile per coloro che, sul posto di lavoro, devono sopportare un collega ripugnante.

Tutti ne abbiamo o ne abbiamo avuto uno.

Talvolta vi è venuto in mente di eliminarlo, ma le scarse conoscenze teoriche e qualche remora di carattere giudiziario (davvero fuori luogo, perché le giurie sono sempre molto comprensive per chi fa del bene peccando), vi hanno bloccato, magari sul più bello, quando il piano era stabilito e tutto pareva procedere per il meglio.

Ecco, ciò che troverete è il consiglio giusto, la dritta che vi darà il coraggio di agire, finalmente, di rompere gli indugi e abbattere il collega dannoso, quello che da anni vi rende la vita impossibile, quello che odiate sorridendogli tutti i giorni… quello che i giorni li ha contati, per l’appunto…

Di seguito troverete il catalogo. Potete saltare tutto ciò che non vi interessa e andare dritti dritti al vostro bersaglio, cioè alla tipologia di collega che vi tiranneggia.

Non mi offenderò.

Aggiungo che ho finito di essere più bendisposto con le colleghe donne, che con i miei simili: credo dipenda dal fatto che le donne rompono di più in ambito familiare, mentre sul lavoro sono più tollerabili. Ammetto che come motivazione è un po’ generica, ma tant’è…

In ultimo. Nessuno dei colleghi che incoccerete è un mio collega reale. Strano, ma è così.

Buona lettura!

Collega cagionevole di salute

È uno dei colleghi più facili da eliminare.

Il problema con lui/lei è soltanto il senso di colpa, la pena che si prova a farlo fuori, un po’ simile a quella del lupo che sceglie la renna più debole o quella malata e la sfianca rincorrendola per ore, fino a quando quella cade e il lupo dimentica in un amen tutta le pena e se la pappa.

Ecco: si deve essere lupi e sbranare il/la collega malaticcio, senza tanta pietà.

Soprattutto perché il malaticcio vi ha fatto incazzare per settimane o mesi o anni, in cui vi chiedevate: -Ma com’è possibile che io a cinquant’anni non becco l’influenza nemmeno se limono con l’amante che ha l’Aids e quello a trenta. è malato un giorno sì e uno pure?-

Perché è statistica, quella che indica nei giovanotti/e, i più assidui frequentatori di medici mutualizzatori, che per sfinimento fanno il certificato di malattia direttamente col fax, consci del fatto che visitare l’imbecille è un’inutile perdita di tempo. Lo troverebbero a casa, con l’espressione grigia e mesta, lo scialle della nonna sulle spalle, la voce roca, la camminata fiacca e il termometro appena tolto dal termosifone che segna 40,5°, una temperatura insopportabile per chiunque, ma che l’allocco dice di percepire come una stanchezza terribile e “ho le ossa che fanno male…” Sì… le ossa…

E il medico cos’altro può fare, se non certificare? Sa benissimo che non appena svoltato l’angolo, il lurido bastardo attiverà la Wii o si accascerà sul divano a guardarsi ogni nefandezza possibile che passa alla Tv, anche i documentari sull’orchidea di sumatra o sulla tecnica di volo della papera babilonese.

Ora, il vero problema che crea il collega cagionevole di salute, è la certezza della sua imminente assenza, ovvero l’incertezza sicura, della sua presenza sul lavoro. Il collega malaticcio è un ossimoro vivente insomma.

Queste sciagure viventi sono spesso fans del famoso gruppo musicale I cinici, che guarda caso è una parola palindromica, proprio perché sono cinici dentro, molto più di quanto il loro aspetto sciupato faccia pensare. Non si fanno tanti sensi di colpa. Un minimo bibi e si sta a casa, mica come voi che andate a lavorare con l’influenza o con le emorroidi che vi costringono a camminare come John Wayne dopo aver cavalcato senza sella da Tucson a Sabta Fè.

Ogni mattina con un collega così ci si chiede… “ci sarà o non ci sarà?… Dovrò sostituirlo?… Come faremo se il demente ha deciso di star male e non viene ?”

L’ipotesi che possa star male per davvero è scartata a priori, ovviamente.

Come agire in tutta questa precarietà?

Eliminazione del collega cagionevole di salute

Scartata l’ipotesi di infettarlo (non funzionerebbe, quello non si ammalerebbe nemmeno ad ungerlo nel bacillo Ebola), si prepara un piano di lavoro particolarmente gravoso per il giorno stabilito.

Il farabutto si darà malato di certo e chiamerà il medico. Con un innocuo sgonfiaggio di uno pneumatico, ne ritarderebbe l’arrivo e nel frattempo, abilmente camuffati, vi spaccerete per un sostituto, lo visiterete, lo riterrete bisognoso di una piccola iniezione di anti infiammatorio e gli sparerete in vena 450cc di cicuta “conium maculatum”, della quale basta un’odoratina per rimanere stecchiti e il gioco è fatto.

Il malaticcio guarirà per sempre.

 

ACQUISTA IL LIBRO