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Ieiettu

III
Prima zitellina

In mezzo a tre maschi e a una femmina, a poco a poco leiettu si era adattato. I primi chiacchiericci li aveva fatti gattonando nel solaio insieme a Minichella, la sua compagna di poppata, con la quale cominciava a intendersi benissimo.
Quando da bambino leiettu era attaccato a una tetta mentre all’altra c’era Minichella, si sentivano le succhiate dell’uno e dell’altra fare chjam’è rispondi ed era sempre lui a essere sazio per primo. E se la femmina beneficiava del latte della balia, il maschio restava smilzo e poco sviluppato mentre lei diventava grassa e tonda. E questo faceva dire a Lena che quando si nasce da buon seme si fa una bella spiga.
– Terra agra non da che gramigna’ – mugugnava la suocera sempre con il naso sul focolare.
Più tardi, quando leiettu aveva cominciato a camminare, i suoi giochi erano piuttosto tranquilli mentre quelli dei cugini diventavano sempre più selvaggi. E lui, invece di andar dietro ai tre maschi e ai loro modi di fare scalmanati, si divertiva a guardare Minichella che giocava con una bambola di stracci.
Un orto seminato, innaffato e zappettato produce, ma bisogna sudare e spezzarsi le reni perché possa dare – diceva Ziu Gnà.
Non si può dire che un prato, un terreno recintato e una palude piena di gramigna non siano utili – rispondeva Zia Lena pigliando le difese del bambino – Se non altro per dare riparo alle ranocchie o per farci pascolare qualche animale spelacchiato.
Di, a proposito di animali. In paese certe malelingue dicono che durante il parto Zia Filumena aveva dato l’ordine di mettere fuori i gatti, ma che quella babbea di Nucenzia se n’è scordata.
È chi ci entrenu i gatti?
I santi portanu cun elli tutti i malefizi di Saranassa, in la sai quesa È in casa di Camellu ne hè pienu, di gatti. Chi tuttu issu coghju attira
i topi! Un sò stupitu sè leiettu ne pate e cunsequenze.
Sò fole!
Sì fole chi facenu d’issu zitellu un salvaticu.
Tuttu ghjova inde a natura, ancu u salvaticu. Ancu l’ortu di Fiuminale… Te, o Gnà, parlendu d’ortu, invece di stà qui à pistà ti e cule, sè ti ci andava à zappittà i frasgioli, no?
Parlendu d’ortu, invece di sempre criticà, feriste megliu di mette à coge
e patate ch’aghju purtatu per u tianu – rimbiccava Ziu Gnà à a moglie,
tagliendu li u discorsu.

 

[…]

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